Sterminio Atroce di Animali a Montecristo

L’isola di Montecristo è composta da un gigantesco ammasso granitico che si erge dal mare fino a quota 645 metri, è uno dei luoghi più inaccessibili d’Italia e i permessi per le escursioni sono rarissimi, tutto ciò ovviamente per preservare la biodiversità presente sull’isola e non disturbare l’ecosistema.

Su questa meraviglia del mediterraneo grazie ad un progetto dell’ente parco risalente al 2010 e finanziato con ben 1,6 milioni di euro di soldi pubblici per sterminare il dannoso, secondo alcuni, “ratto nero” presente a Montecristo già in epoca romana; sono state sganciate con l’ausilio di elicotteri ben 14 tonnellate di esche velenose che sono finite ovunque (anche in mare) sterminando forme di vita diverse nei modi più atroci.

Il Veleno Usato a Montecristo

Il veleno utilizzato a Montecristo si chiama Brodifacoum tristemente noto per la sua capacità di rimanere nell’ambiente per diverso tempo ed ancora più famoso per il modo in cui uccide provocando emorragie interne e disidratazione che si traducono in una lunga agonia di qualsiasi specie ne venga in contatto sia direttamente (mangiandolo) che indirettamente ovvero cibandosi dell’animale che lo ha ingerito.

Un Disastro Ambientale di Proporzioni Enormi

L’isola di Montecristo è una riserva naturale biogenetica dello stato, abitata da tantissime specie, gli esperti che si sono alternati grazie alle denunce mosse all’ Ente Parco hanno definito la situazione sull’isola come un vero e proprio “disastro ecologico” infatti sono stati colpiti dal veleno animali diurni e notturni come Gabbiani; Coturnici, Pesci, Capre, Lucertole, Corvi, Conigli, tutti gli uccelli granivori e quelli notturni come Gufi, Pipistrelli, Allocchi ecc. Un vero e proprio sterminio insomma che ha interessato tutta la catena alimentare coinvolta.

I Segreti dell’Ente Parco

Con l’obiettivo di salvaguardare una unica specie di uccello marino, la Berta minore, non curanti degli effetti disastrosi che tale intervento avrebbe avuto sull’ecosistema dell’isola stessa L’ente decideva di dare compimento al progetto “Life Montecristo 2010” e mentre la Costa Concordia nel 2012 affondava all’isola del Giglio Montecristo veniva bombardata dal cielo con tonnellate di pesticidi.

La Capra AEGAGRUS Di Montecristo Non Esiste Più

La popolazione di capre di Montecristo era costituita, prima della realizzazione del progetto “Life – Montecristo 2010” da un 30% di individui appartenenti ai fenotipi di Capra aegagrus, l’egagro del Vicino Oriente, e da altri tipi di capre introdotti in tempi recenti (capre domestiche dell’antica razza corsa). La capra selvatica, Capra aegagrus, ha dato il nome alle isole Egadi, al Mar Egeo, ed all’Isola del Giglio (Aeghilion). Questa di Montecristo era l’unica popolazione di capre selvatiche esistenti in Italia.

Come apprendiamo da un articolo pubblicato sulla rivista Mammalia nel 2015, il Prof. Marco Masseti, esperto di faune insulari, documenta come la popolazione di Capra selvatica, Capra aegagrus (Erxleben 1777), presente sull’Isola di Montecristo sin dal Neolitico, sia stata “drasticamente ridotta, se non quasi del tutto eliminata a seguito della realizzazione del Progetto LIFE+ Montecristo 2010 della CEE”. Dopo la dispersione del pellet avvelenato durante questo progetto “Life”, infatti, l’antichissima popolazione di Capra aegagrus è praticamente scomparsa dall’isola.

Dopo questo “disastro ecologico” l’Ente Parco ha anche organizzato un grande e sontuoso evento, collocando cinque delle capre superstiti ancora presenti a Montecristo nel Bio-Parco di Roma. Nessuno di quegli esemplari presentava il fenotipo dell’antica Capra aegagrus, l’egagro del Vicino Oriente, di cui gli ultimi esemplari di Montecristo sono probabilmente tutti caduti vittime del “brodifacoum”. Tale fatto viene confermato dalle analisi genetiche delle capre presenti a Montecristo successivamente all’avvelenamento generalizzato condotto dall’Ente Parco e coadiutori.

In tale studio, effettuato nell’anno 2014, è stato confrontato il genoma delle capre ancora presenti sull’isola – derivanti dalle 43 capre messe al sicuro in un’area recintata durante l’avvelenamento – e le capre di Montecristo, del fenotipo egagro, che circa 10 anni prima – fortunatamente – erano state messe al sicuro in alcuni piccoli pascoli recintati dell’Italia continentale, tra la Toscana e la Liguria, da alcuni allevatori privati entusiasti.

Ebbene queste analisi genetiche hanno rivelato che gli esemplari di Capra aegagrus presenti ex situ, possiedono 27 alleli che non si trovano più nei genotipi della popolazione isolana, a conferma che le capre selvatiche originali sono state eradicate da Montecristo.

(da giglio news)

La Vita a Monecristo Esiste Ancora?

Non vogliamo dilungarci sull’esito delle vicende giuridiche che negli anni a seguire hanno portato in tribunale l’ente parco i cui responsabili se la sono cavata con una semplice oblazione a saldo di tutti i reati commessi e dello sterminio perpetrato ma vogliamo semplicemente porre l’attenzione sulla fauna selvatica dell’isola, i ratti non sono stati eradicati ma in compenso sono scomparse diverse razze di animali, una tragedia annunciata insomma.

Non si sà quante specie siano realmente scomparse sull’isola dato che non c’erano dati precisi prima, è però possibile pensare dato che dell’eradicazione del ratto hanno beneficiato da studi successivi una specie ogni quattro questo rapporto possa essere esteso a molti gruppi animali e ritenere che decine e decine di popolazioni di questa comunità unica siano scomparse.